RESOCONTO DELLE MIE RICERCHE SUL COGNOME
BATTAGLIA
Varianti e diffusione
Avevo raccolto varie versioni scritte del cognome che compare nei documenti dopo il Mille: Batalea, Battalia, de Bataleis, Battagli, Battagia, Battaggia, Batagia, Batalgia, Bataja, Bataia, Battaia, Bataglia, Battaglia.
Nel Dizionario biografico degli Italiani – mi pare di ricordare – non si risale oltre il XIII-XIV sec. con Gozzio Battaglia (Rimini, 1270).
Si parla di una Famiglia di architetti attivi in Puglia nel XVIII sec. e di un Francesco Battaglia che tratta la cessione di Venezia a Napoleone.
Nei siti araldici in rete non c’è traccia dei Battaglia dell’Emilia-Romagna.
I Battaglia di Casumaro compaiono nei Registri della Partecipanza agraria di Cento come Battaglia da Bagni fin dai primi documenti (XII-XIII sec. ca) e in tutti i Registri parrocchiali della Parrocchia di San Lorenzo in Casumaro a partire dal Cinquecento.
Lo stemma artigianale [nell’Archivio Comunale di Cento] mostra un’armatura completa, da cui si arguisce che dovevano essere fabbri armaioli, come pare confermare il Libro di Paolo.
Il ‘libro di Paolo’ [Paolo Bataja vissuto novantacinque anni tra Casumaro e Bondeno 1550-1640 ca.] sull’arte del fabbro, manoscritto, si trova dentro all’Archivio della famiglia di Eleonora Battaglia [† 1709] a sua volta contenuto in quello dei marchesi Canonici di Santa Bianca [Archivio di Stato di Ferrara].
Eleonora Battaglia aveva sposato un Canonici ed era l’ultima esponente di quel ramo dei Battaglia che fu così ricco da abitare a Ferrara a palazzo Paradiso [di cui l’Archivio Battaglia contiene l’inventario delle suppellettili] e di livello sociale così elevato che il padre di Eleonora, Alessandro, ebbe come padrino di battesimo il Laderchi segretario del Duca.
Il nonno di Eleonora, Francesco Battaglia, era stato proprietario della nota bottega del Pigna e di terre nel basso ferrarese, proveniente molto probabilmente da Bondeno, dove tra gli elettori del sindaco nel 1404 troviamo un Iacobus Batalea e successivamente nel 1474 un Franciscus Battalea o de Bataleis [Archivio comunale di Bondeno in G. Ferraresi, Storia di B., vol I].
I registri parrocchiali consultati (Casumaro, Sant’Agostino, Santa Bianca e Bondeno) mostrano i Battaglia abbastanza prolifici e longevi.
Il nostro ramo (ben documentato fino da Andrea Bataja detto Rizzo, 1510 ca) lo ritroviamo alla fine del Settecento con il trisavolo Giuseppe Antonio Battaglia davanti ai Savi della Partecipanza Agraria di Cento che gli tolgono l’antico diritto ai cò perché ‘spatriato’ ossia andato a stare fuori del comune di Cento.
I Battaglia o Bataglia con cui ho preso contatto attraverso la rete discendenti degli emigrati nell’America latina nell’Ottocento sembrano provenire tutti dalla provincia di Ferrara e zone limitrofe (alcuni da Casumaro, altri da Pieve di Cento). Mi sono imbattuta anche in numerose famiglie Battaglia residenti tra Mirandola e Carpi nell’Ottocento.
Etimologia
Da sempre interessata all’etimologia, tra le tante supposizioni strampalate che non vale la pena di nominare, la più credibile è che derivi dal termine mediolatino batualia/battualia < batuěre che significa battere, dare percosse, parola che si accorda con il battere sia delle armi che dei martelli da fabbro (batuere poi a sua volta deriva da una radice greca e sanscrito da cui deriva spada, badile ecc.).
Batalea come traduzione in latino (secondo la pratica della romanizzazione del cognome da parte dei Langobardi) del germanico bagat < proto-german. bēga-, bēgaz, bǣga-, bǣgaz = contesa, combattimento; < a.a.ted. baga = contesa [Schneller; Gartner in Diz. Etim.]
Da questo etimo (che compare anche nell’antico norvegese e nell’anglosassone) deriverebbe bega, bagatta, bagattare, bagattella e forse anche bagaglio e nel nostro dialetto bagajeta = ragazza.
La diffusione geografica del cognome Bega, Bagatta, in Lombardia ed Emilia è compatibile con lo stabilirsi in quelle stesse aree di insediamenti di Goti e Longobardi. Geneticamente quelle stesse zone sono le aree di maggiore concentrazione dell’aplogruppo R1b.1
Questa ipotesi è nata dallo studio della storia del paese e in particolare dell’ onomastica che sopravvive nel dialetto casumarese.
Casumaro è un paese antichissimo, la cui origine si perde nella notte dei tempi, anteriore anche alla conquista romana. Il toponimo è con molta probabilità di origine germanica o addirittura celtica.
Infatti, nel toponimo Casumàr l’etimo marh della parola langobarda che significa cavallo si ritrova nelle antiche lingue germaniche e potrebbe derivare dal celtico.
Il toponimo Casumàr è quasi certamente di origine langobarda, come lo sono molti dei cognomi più antichi del paese che compaiono (latinizzati e italianizzati) nei registri della Partecipanza:
ARDIZZONI [< Ardicionus < germ. hardhu forte, valoroso], ATTI [< Atto/Azzo < germ. athal stirpe nobile oppure atta padre], BALBONI [< Valbonus < Walt + bonus], BALLOTTA [< gall. balo tormento], BARALDI [< lgb Baraldus < baro uomo libero e wald forte condottiero], BARABANI [< baro uomo libero + lat. banus/ germ. barth o bandwo], BARUFFALDI [< beraufen mettere d’accordo], BERGAMINI [< celt. germ. berg monte + heim casa], BERTACCHINI, BERTELLI, BERTI [< berath o beraht splendente, illustre], BREGOLI [< Beregaldus < Berengarius], FARIOLI/ FERIOLI [< lgb fara], FOLCHI [< lgb o franc. fulc/folc popolo armato], [Gallarani bizantino?], GAMBERINI [< Gambara prima di Rotari], GHISELLINI [< gisil freccia o gisel pegno], GRIMALDI [< lgb Grimoaldus comandante con l’elmo], GUARALDI [lgb Warhard < germ. war(an) proteggere + hardhu forte], GUBELLINI [dial. Gumlìn < Ghibellini < germ. Waiblingen oppure < germ. Giblin], GUIDOBONI [< Guido+bonus < lgb Wildo /Wido saggio], GULMINI, LAMBORGHINI [< Lamborgo], MAINI [< lgb Mainhold], MANFERDINI [< germ. Man+fred amico pacifico], MERIGHI [< Heimrick signore in patria], RABBONI, RAIMONDI/ RIMONDI [< a.a.ted. Rienmund perspicace, difensore], TANGERINI [< Tangiarini < Angerius < Hansgari < hans divinità + gari lancia], TASSINARI [< germ. Tasso, Tassone], ZIZZA [< lgb zizza capezzolo].
Nel VIII sec. nel territorio di Casumàr (che allora si chiamava Corte di Trecentola) è documentato un importante insediamento langobardo con il castrum di Ponte Duce e la civitas (Ansa la Regina)4.
L’importanza dell’insediamento si giustifica con la natura idrogeografica del luogo (in cui confluivano Secchia, Panaro e Reno per gettarsi in Po tra Bondeno e Vigarano)5 e la sua posizione al confine tra Langobardìa e Romània e quindi la sua funzione di presidio: lo Scoltenna (Panaro) era il confine al tempo di Rotari (645), dice Paolo Diacono.
Tale insediamento dal 758 rientra nel Ducato di Persiceta, istituito da Liutprando dopo la conquista di Bologna, per il Duca Orso, passato poi al figlio Giovanni e poi ad Orso II e da questi, alla venuta dei Franchi, all’Abazia di Nonantola nel 789.
L ’Abbazia di Nonantola fu fondata nel 752 dal langobardo Anselmo, già Duca del Friuli e cognato di Re Autari e, se si guardano i nomi degli Abati, restata in mani langobarde certo fino all’istituzione della Partecipanza Agraria con Gottescalco (1053-59).
La metà dell’attuale ‘territorio’ di Casumaro (ossia allora corte di Trecentola) nel 1017 venne donata all’Abbazia di Nonantola dalla Contessa Richilda e da Bonifacio di Canossa (entrambi langobardi e che professano di vivere secondo la legge langobarda).
Nel primo documento (11 aprile 1185) attestante l’esistenza di Cento come comune rurale e l’avvio della bonifica, “il vescovo riconosce gli usi e le consuetudini proprie degli uomini di S. Giovanni in Persiceto nonché le loro locali.”6
Gli studi su lingua e usanze langobarde nell’Alto Reno7 ben si adattano anche a Casumaro.
Il dialetto poi in certi casi è illuminante: per es. Ferioli / Ferrioli in dialetto è Fariòl. Elencando in dialetto gli antichi cognomi di Casumaro, ho dovuto registrare come rilevante il fatto che in dialetto i Battaglia sono da sempre chiamati i Bagàta.
Avevo sempre supposto che Bagàta fosse un scukmài e che derivasse da uno storpiamento o inversione di Bataja < Batàgia.
Ma, dopo esser venuta a conoscenza della storia langobarda del luogo e tenuto conto del fatto che praticamente tutti i cognomi locali più antichi sono germanici, mi son posta la domanda: “E se quello che io mi spiegavo come scukmai fosse invece l’originale?” e ho cominciato a cercare un’etimologia germanica, che ho trovato in qualche articolo in rete, e quindi l’ipotesi:
Batalea potrebbe essere una traduzione o una traslazione in latino del germ/lgb Bagàta.
Purtroppo, pur avendo fatto esami di filologia germanica e inglese, io non conosco il tedesco e sull’etimo germanico ho certamente bisogno di un parere autorevole.
Quanto poi alla diffusione del cognome in tutta Italia, si rimanda alla storia dei Langobardi e alla loro reale importanza nell’intera penisola; un’importanza a lungo oscurata e che la ricerca più recente va scoprendo a partire dall’inoppugnabile testimonianza della lingua8.
Il Chiesuolo di S. Maddalena dei Mosti esistente già al tempo dei Lanogobardi nell’VIII secolo visitato da Re Pipino.
Note
- “contrariamente a quanto si crede, l’Italia, almeno nel nord e nel centro ha un’origine prevalentemente celtica e germanica (il cosiddetto aplogruppo R1b), e solo secondariamente mediterraneo di tipo greco-romano, solo nell’Italia del sud l’aplotipo greco-romano è dominante, anche se anche qui è ben rappresentato l’aplotipo celtico-germanico. [… ] il processo di romanizzazione è stato un processo culturale, più che sanguigno, i coloni romani sono sempre stati una minoranza, anche se comunque c’è una loro traccia genetica.” [https://www.questionemaschile.org/forum/index.php?topic=11534.0]
- http://bighipert.blogspot.it/2014/02/letimo-celto-germanico-marh-cavallo.html: “La parola langobarda marh (gotico marhs) potrebbe essere di origine celtica, uguale nel bretone marh, molto simile nel gallese march, nell’irlandese e nel gaelico marc, ma è presente anche nelle lingue germaniche: nell’antico inglese è mere col significato di cavalla …, antico norvegese merr, antico frisone merrie, olandese merrie, antico sassone meriha.
- G.B. Pellegrini-M. Zanarini, “Cento etimologie di nomi locali emiliani (specie del Centese)”, in Insediamenti e viabilità nell’Alto Ferrarese dall’Età romana al Medioevo, Liberty House, 1989, pp. 239-40.
- Sulla tipologia degli insediamenti lgb, cfr. Italia Langobardorum, Unesco World Heritage List. Dossier di candidatura, 2008. Su Ansa La Regina cfr. B. Battaglia, I boschi di Casumaro, 2018, pp. 75-78.
- D. Castaldini e S. Raimondi, Geomorfologia dell’area di pianura padana compresa tra Cento, Finale Emilia e S. Agostino, Atti Soc. Nat. Mat. Di Modena, 116, 1985, pp. 147-176.
- A. Castagnetti. Arimanni in ‘Romània’ fra conti e signori, Libreria universitaria Ed., Verona, 1988, p. 54. Raccolta dei documenti riguardanti la Partecipanza Agraria centopievese (sec. XI-XIV), Centro Studi Galileo, Cento. I. Santos Salazar, “Castrum Persiceta. Potere e territorio in uno spazio di frontiera dal secolo VI al IX”, «Reti Medievali, Rivista», VII, 2006/1 (gennaio-giugno) Firenze UP.
- http://kenoms3.altervista.org/altorenotoscano3/longobardismi.htm
- Per la grande diffusione del cognome in Sicilia si vedano gli insediamenti langobardi in Sicilia a partire dal 1038 e i dialetti lombardi o gallo-italici ivi tuttora parlati. Günter Holtus, Michael Metzeltin e Max Pfister (a cura di), La Lombardia siciliana, in La dialettologia italiana oggi. Studi in onore di Manlio Cortelazzo, Tubinga, Gunter Narr, 1989; Matteo Collura, Sicilia sconosciuta. Itinerari insoliti e curiosi, Rizzoli, Milano 2008; Mariano La Via, Le così dette Colonie Lombarde di Sicilia, in Archivio Storico Siciliano, Palermo, XXIV, (1899) f. I; Giacomo De Gregorio, Ancora sulle cosiddette Colonie lombarde – Replica a Luigi Vasi, in Archivio Storico Siciliano, XXV, 1900; Litterio Villari, Note sui comuni lombardi di Sicilia, in A.S.M. (1957-59); Litterio Villari, Storia della città di Piazza Armerina capitale dei Lombardi di Sicilia: dalle origini ai nostri giorni, 1987.