Gocciole di Mito

Tutti gli scrittori scrivono con un ascoltatore silenzioso in mente, un alter ego ideale pronto a condividere quanto lo scrittore viene dicendo, seguendolo fin nelle pieghe più recondite e addirittura aiutandolo a estrinsecare le sensazioni più ambigue, tanto attivo e sollecito da trasformarsi impercettibilmente in critico e non di rado addirittura highbrow e paternalistico. Pur non essendo mai quest’ultimo a prevalere (e per fortuna, altrimenti non avremmo pubblicazione), rimane tuttavia una presenza incombente da cui difendersi, com’è ben evidente nelle dediche e introduzioni, luoghi deputati a una difesa preventiva al fine di spingere i lettori dalla parte dell’alter ego ideale.

Tale difesa, con l’implicita assunzione dell’atteggiamento di distacco proprio della critica, è in sè stessa, prima ancora che una sempre doverosa professione di umiltà, un’innegabile ammissione di ansia riguardo alla capacità di coinvolgimento della scrittura; e questo sarebbe tanto più pregiudizievole per una poesia che, come quella raccolta in questo volume, si riconosca e si dichiari essenzialmente comunicazione emotiva.

Per non ‘offendere’ quindi la natura di questa poesia, la ‘difesa’ (a me affidata in veste di alter ego ideale) è posticipata, pur restando necessaria perché si tratta di poesia, secondo i criteri canonici, ‘femminile’ e per di più orgogliosamente femminile, vale a dire ‘sfacciatamente’ incurante delle valutazioni canoniche: e perché basate, come risaputo, su parametri ‘altri’ dal femminile e perché (anche condividendo l’assunto che la differenza tra maschile e femminile non esista in poesia, ma esista solo la poesia e basta) la Poesia è pur sempre stata riconosciuta e definita in base a categorie maschili – categorie che negano l’essenza del femminile con tanta ingiustificata determinazione da lasciar intravedere le radici profonde delle loro motivazioni affondate nell’invidia.

La paura che l’emozione spontanea, improvvisa e travolgente, l’emozione che t’impone di fermarti, qualsiasi cosa tu stia facendo, per scrivere, in una scelta affannosa e concitata delle parole e del loro susseguirsi, con il cuore che accelera i battiti; la paura che questa emozione “rovini” la poesia è una indicazione trasparente, che suscita immediata indignazione per l’arbitrarietà delle motivazioni e poi ‘materna’ compassione per lo stato di infantile impotenza da cui sono generate…