Ma perché non ti prendi invece una casa al mare?
Il mare è stato il mio amante segreto per anni, quando vivevo come sotto un incantesimo – e sempre negli incantesimi si è soli e si possono commettere errori. Nella mia solitudine credevo di essere libera e mi sono innamorata del mare.
Andavo a trovarlo tutte le mattine e lui mi aspettava là oltre le dune sotto il suo lenzuolo di dorato azzurro scintillante o mi veniva incontro, sonoro e spumante, e mi inebriava accarezzandomi il piede con la sua frenesia di schiume di pizzi frastagliati; talvolta mi attirava al largo con le squame frementi della sua schiena verde cupo per poi avvolgermi con le sue onde forti e gentili; tal’altra nel pomeriggio sonnolento mi cullava accarezzandomi con il mormorio della sua voce antica. E io mi scioglievo davanti alla sua divina bellezza inesprimibile.
Lo amavo e gli scrivevo poesie; ma lo credevo soltanto, perché un giorno, improvvisamente, l’incantesimo si sciolse.
Era settembre e all’improvviso io mi ricordai del mio vero amore: e allora il mare non poteva più essere il mio amante! un caro amico sì, ma non l’amante! Gliel’ho detto stamattina, mentre lui mi accarezzava con il palpito delle sue onde come sempre; e ora, mentre scrivo distesa sulla sabbia, mi sciaborda pacifico alle spalle; ma tra noi è sceso un velo di distacco.
Ormai sa, o forse lo ha sempre saputo e non glie n’é mai importato, che il mio cuore appartiene a un altro, a un altro posto.
È un piccolo paese là nella pianura, brutto (come dice la Paola), in decadenza, con una piazza ogni giorno stuprata dai camion che riempiono di smog l’ultimo dei vecchi Caffè; con una chiesa inagibile e senza voce, l’antico organo sparpagliato dal terremoto e le campane ammutolite nel campanile pericolante; ma il mio cuore appartiene ai suoi pioppi stormenti, ai suoi stradelli, ai suoi fossi, alla sua torre della casa del Fascio che svetta e ti aspetta in fondo alla via che viene da Cento.
Ora no, non vorrei più, come un tempo, ‘affondare il viso nella rena e lì semisepolta stare come una bianca conchiglia o una pianta spinosa a guardare nel vento il mare deserto e il cielo fermo’.
E lui, il mare, lo sa, gliel’ho detto stamattina, e ha smesso di chiamarmi; ha capito che la mia casa non è qui.
La voce del mio amore mi ha chiamata, Dai mò, c’andén a ca!, e io prometto che tornerò a trovarlo qualche volta, ma la mia casa ormai è là, in mezzo alla nebbia d’inverno, alla calura estiva, al profumo pungente dei caprifogli, allo sguardo schietto degli ibischi. Lui sa che la sua bianca schiuma non può competere con la nadrìna verde e gialla dei miei sculit, né la sua aria salubre e iodata con l’aria calda e densa che mi accoglie nei Mosti.
Non ero mai stata sua, in fondo. Come avrei potuto, se sono sempre stata di un altro? E adesso che il mio vero amore si è stancato di aspettarmi e impaziente mi chiama, io sono felice di obbedirgli…